FUORI SCIA + Completed

Lo sport offre una differente prospettiva sulla vita:

insegna ad affrontare le delusioni e

stimola le energie per conquistare obiettivi più costruttivi.

 (Charlene Wittstock)

 

Lo sport aiuta l’integrazione, parla un linguaggio universale e assume un ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino e nella vita degli adulti sia a livello personale che sociale.

Fare sport aiuta a tenersi in salute. Non serve solo a perdere peso, ma migliora anche il battito cardiaco e la respirazione, purifica il sangue, elimina le tossine e libera le tensioni. Riduce lo stress, migliora l’umore, rende più flessibili e più forti, fa dormire meglio durante la notte.

Praticare uno sport significa imparare a fare qualcosa (sciare, nuotare): questa consapevolezza può essere utilizzata per aumentare l’autostima della persona, ma anche per aiutarla a comprendere che i limiti possono essere un confine da superare, non per forza il muro oltre il quale non ci è dato andare. 

Riteniamo che se la cultura dello sport e di un corretto stile di vita viene trasmessa sin dall’infanzia possa essere un valore aggiunto e un bagaglio culturale di primaria importanza per tutti ed in particolare per la vita del disabile e per la sua famiglia.

Oltre ad avere valore riabilitativo e terapeutico lo sport ha una grande valenza sociale e affettiva.

Lo sport infatti promuove la socialità, stimola i complessi meccanismi percettivi, è in grado di affinare la lateralizzazione, la coordinazione muscolare e la motricità fine.

Lo sport non ha soltanto una dimensione fisica e sociale, ma anche cognitiva. La sua natura ludica ne fa uno strumento di apprendimento divertente e piacevole.

“Lo sport nella riabilitazione delle disabilità psicofisiche si pone l’obiettivo di promuoverne la cultura come terapia integrativa e spesso alternativa alla riabilitazione e lanciare il chiaro messaggio che la disabilità non deve essere considerata uno status o una malattia, ma che attraverso lo sport il disabile può riscattarsi dalla sua condizione sperimentando competizione e successo. Una vecchia terapia riabilitativa tendeva a medicalizzare isolando il disabile mentre lo sport è anche possibilità di riscatto e di rivincita, fonte di benessere e felicità, partecipazione ed inclusione sociale”

(Dott.ssa Carmela De Cesare direttore della Medicina Fisica e Riabilitazione della ASL Napoli 1 Centro).

 

RELAZIONE TERAPEUTICA E RIABILITATIVA DELLO SPORT PER PERSONE CON PATOLOGIA PSICHIATRICA

Il bisogno maggiore di integrazione sociosanitaria lo troviamo proprio con i pazienti psicotici, tra cui annoveriamo ormai regolarmente anche quelli affetti da psicosi affettiva, oltre quelli che soffrono di paranoie o di allucinazioni o di altre forme di angoscia debilitante.

Il bisogno in questo caso è maggiore perché:

1) tutti gli antipsicotici causano aumento della fame e dismetabolismo,

2) la psicosi riduce le capacità relazionali e la volontà di agire,

3) gli antipsicotici causano effetti collaterali extrapiramidali e quindi neuromotori,

4) i pazienti finiscono spesso per abusare di caffè e nicotina.

Esistono sostanze come le ENDORFINE, le MIOCHINE e le ORESSINE che forse mediano questi percorsi utili per i pazienti psicotici. Esistono ovviamente anche correlazioni forti tra miglioramenti significativi del dismetabolismo, dell'aggressività e dei sintomi psicotici in pazienti che siano sottoposti a LUNGHI PROGRAMMI di RIABILITAZIONE SPORTIVA e ovviamente maggiormente attenzionati all'abuso di cibo, caffè e sigarette.

 

COSA SIGNIFICA RIPRENDERE A FARE SPORT

Dopo essere rimasti fermi per un lungo periodo, ci sembrerà di non avere mai fatto esercizio in vita vostra. Tuttavia, invece, avendolo fatto per molto tempo, già si conoscono le procedure, le vecchie abitudini, quindi le prime azioni sono rivolte ad una forte acquisizione di coraggio, la capacità di uscire da una situazione di pigrizia, malattia, invalidità e farsi accompagnare gradualmente in un percorso professionale specifico e condiviso.

Quando nel corso della vita non si è stati bene, si sono verificati incidenti, traumi, si è stati portati/obbligati a grossi cambiamenti anche sportivi, per necessità organizzative e logistiche la prima cosa che solitamente si fa è abbandonare le iniziative di svago o quelle sportive. Tutto ciò nella speranza che succeda un “miracolo” e che tutte le condizioni ritornino ad essere a nostro favore e ci permettano di ricominciare a praticare attività fisica. Non sempre però le cose vanno in quella direzione.

La cosa più difficile è decidersi a ricominciare, ritrovare la giusta motivazione. Tornare a capire la ragione specifica che ci ha portati a quello sport, ricordare cosa ci spingesse a praticare attività fisica prima di ricominciare.

Diventa necessario rimettersi in gioco, ricominciare a “muoversi”, riabituarsi al movimento e farsi che ridiventi per il corpo e per la mente una abitudine.

 

APPROCCIARSI ALLO SCI

Una persona con disabilità che vuole imparare a sciare e vuole diventare autonomo inizia con l’approccio all’attrezzo, proprio perché è una cosa nuova e quindi si deve un po’ abituare alla posizione e allo scivolamento sulla neve. Inoltre, il materiale nuovo che viene utilizzato richiede nuove tecniche. Gli sci negli ultimi anni hanno cambiato considerevolmente la loro forma.

Grazie alla competenza di maestri qualificati e l’affiancamento di operatori che lavorano con le disabilità è possibile veramente per tutti i ragazzi, con qualsiasi caratteristica, provare le emozioni che solo la neve e la montagna sanno regalare. In questo modo la neve si può vivere veramente con la massima sicurezza e con il massimo divertimento.

Volere imparare a sciare da adulti o ritornare sugli sci significa aver già superato i primi ostacoli legati alla paura ed essere comunque pronti ad osare, a provare, a mettersi in gioco. Questo è il primo passo che porta al successo. Che si tratti della paura di stare in piedi sugli sci per la prima volta, di padroneggiare il temuto primo giro con lo skilift o di sciare lungo la prima pista nera, i maestri di sci conoscono le paure dei loro allievi e sono preparati per aiutare tutti ad affrontarle. In una conversazione personale all’inizio o durante il corso di sci, dovrebbero essere discusse eventuali incertezze, che il maestro di sci può aiutare a superare nei giorni seguenti. Insieme, maestro di sci e allievo, possono lavorare per ridurre passo dopo passo le paure esistenti e per acquisire fiducia in sé stessi in modo che lo sci diventi una bella esperienza.

Successivamente si passa alla parte più tecnica, si inizia ad approcciare il pendio, la discesa, il controllo della velocità per poi proseguire con le curve e poi come prendere gli impianti di risalita. Nello sci accompagnato ci si affida totalmente al maestro, c’è bisogno di fiducia. È il maestro a portare l’allievo allo skilift, alla seggiovia, al tapis roulant, e durante la discesa gli fa provare le emozioni di tutte le tipologie di curve che si possono fare con gli sci.

 

PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE ATTIVITA’ – FUORI SCIA

Nella valutazione di un’attività sportiva complessa come lo sci in un contesto di disabilità mentale o di patologia psichiatrica subentrano diverse dimensioni da considerare che si affiancano alla prestazione sportiva in sé e all’esecuzione del gesto tecnico.

 

ASPETTI EDUCATIVI

Sono infatti primariamente da considerare gli aspetti educativi e sociali che riguardano più in generale l’approccio all’attività sportiva:

  • il rispetto dei tempi e dei luoghi dell’attività e più in generale della dimensione individuale/gruppale di apprendimento delle regole e delle tecniche disciplino-specifiche
  • la preparazione, la conoscenza e il corretto utilizzo dell’attrezzatura e del vestiario necessario per lo svolgimento dell’attività

 

ASPETTI TECNICO-MOTORI

In un secondo momento si può poi valutare la disciplina in sé che nel caso dello sci si caratterizza per essere uno sport definito “Open Skill” in cui la prestazione, il gesto tecnico, la discesa sulla pista si deve adeguare ai cambiamenti ambientali. L’ambiente è infatti variabile e non sempre prevedibile e lo sciatore dovrà reagire prontamente agli eventi mutevoli (tipologia di neve, cambiamenti di visibilità, pendenze differenti) adattando prontamente o cercando di sostituire i programmi motori prescelti a seconda della discesa da affrontare.

 

ASPETTI RIABILITATIVI/MENTALI

E’stato dimostrato che i profili psicologici degli atleti disabili sono simili a quelli degli atleti non disabili (Henschen et al 1964) e che pertanto anche con atleti disabili è possibile valutare e allenare le capacità mentali necessarie alla pratica sportiva. Da un punto di vista mentale le caratteristiche specifiche dello sci, definite “Skills mentali” riguardano pertanto la capacità di concentrazione, l’adattamento alle condizioni ambientali, la propensione al rischio, la motivazione intrinseca, il focus attentivo flessibile e la capacità di visualizzazione.   

 

OBIETTIVI

-        imparare a controllare il proprio corpo, a coordinarlo nell’esecuzione di un movimento preciso, un gesto tecnico che ci consenta di sperimentare l’equilibrio su una superficie poco conosciuta come la neve

-        rispettare le regole, l’istruttore, i compagni, la propria attrezzatura sportiva e l’ambiente in cui svolgiamo la nostra attività

-        permettere l’espressione delle proprie risorse e dei propri limiti in una dimensione interpersonale in cui lo stare con gli altri e vivere esperienze di gruppo possa aumentare le nostre esperienze di self-efficacy

-         promuovere la capacità di mettere in gioco, scoprire e allenare le capacità mentali necessarie all’effettuazione della prestazione nel modo ottimale rispetto al proprio livello di abilità tecnico-motoria

 

TEMPI E METODOLOGIA

Il protocollo di valutazione proposto prevedrà pertanto una valutazione in tempi diversi (T0 – T1 – T2) che tenga conto di tutte le dimensioni precedentemente elencate attraverso l’utilizzo di strumenti di misurazione, di osservazione e di valutazione che consentano al maestro di sci, allo sciatore e agli operatori coinvolti nell’osservazione di partecipare e co-costruire un percorso di apprendimento e miglioramento della propria prestazione, del proprio stare in gruppo e più in generale del proprio benessere psico-fisico.