L’arte non è ciò che vedi, ma ciò che fai vedere agli altri. (Edgar Degas)

Fuori Scena”

FARE DEL TEATRO UN LABORATORIO

con la partecipazione di Paolo Padolecchia ed Elisa Cafarelli

L’arte non è ciò che vedi, ma ciò che fai vedere agli altri. (Edgar Degas) 

Il teatro è passione, è arte. Una palestra per sperimentare nuovi e possibili modi di relazionarsi con l’altro, “un gioco” come un’esperienza creativa che permette a tutti di esprimere l’intero potenziale della propria personalità.

Il teatro è un atto di ricerca che coinvolge i protagonisti, pubblico ed attori, facendo quasi vivere la storia rappresentata, stimolando, potenziando ed indirizzando energie creative ed artistiche ed alimentando immaginazione e gusto estetico. Rappresenta per tutti i popoli della terra il linguaggio privilegiato attraverso il quale è possibile esprimere la propria cultura, la storia, le tradizioni, gli usi e i costumi.

L’attività teatrale, oggi è uno strumento di fondamentale importanza per promuovere la reciproca conoscenza fra persone di cultura, tradizione e lingue differenti.

Uno strumento comunicativo di grande efficacia, capace di assolvere ad una funzione sociale, di aggregazione e condivisione.

In alcuni casi risulta più funzionale comunicare ed esprimere le proprie emozioni con l’interpretazione e la drammatizzazione di personaggi teatrali o con altre forme artistiche. Il teatro in questo senso può essere il modo diverso di raccontare e raccontarci una storia, per ricostruirne i significati e aprire nuove visioni.

Il teatro è cultura e, come tale, deve essere studiato nei suoi diversi aspetti per poter essere inserito positivamente nel processo educativo, risocializzante e riabilitativo.

L’attività teatrale rivela attitudini potenziali degli individui, li accomuna, li conduce all’aiuto reciproco, promuove il senso sociale, armonizza tendenze diverse in un’attività che ha bisogno del contributo di tutti; essa favorisce la libera espressione della persona e, soprattutto, le capacità di rispondere in modo creativo agli stimoli prodotti dall’ambiente culturale in cui vive. Il teatro può essere inteso come una palestra per l’adattamento relazionale; esso infatti, al pari di altre attività ludiche, allena gli individui ad affrontare con maggior sicurezza il reale, li aiuta a comprendere la difficile realtà sociale e li sostiene nel loro cammino di crescita.

Il laboratorio teatrale può aiutare gruppi e persone a riscoprire il piacere di agire, di sperimentare forme diverse di comunicazione favorendo una crescita integrata di tutti i livelli della personalità. In quest’ottica il teatro non deve essere considerato fine a sè stesso, ma deve dar vita ad un’attività che si ponga come fine ultimo uno scopo educativo di formazione umana e di orientamento, credendo incondizionatamente nelle potenzialità di ogni individuo. Si tratta, in sostanza, di supportare la persona nella presa di coscienza della propria individualità e nella riscoperta del bisogno di esprimersi al di là delle forme stereotipate.

FARE DEL TEATRO UN LABORATORIO

L’educazione teatrale deve aiutare la persona a realizzarsi come individuo e come soggetto sociale attraverso una serie di tappe fondamentali:

  • la ricerca di un equilibrio individuale;
  • la costituzione di una soggettività sociale – qual è il mio posto sulla scena
  • il riconoscimento dell’altro e lo scambio con questo
  • la rielaborazione dei significati e la loro co-costruzione

Per compiere questo tipo di percorso è importante creare un setting di accoglienza, uno spazio formativo ottenibile in una situazione laboratoriale che generi quella condizione di fiducia necessaria ad una disponibilità relazionale, e porre l’attenzione su un piccolo gruppo.

Il laboratorio teatrale infatti vuole utilizzare “il gruppo” quale strumento di una più intensa e consapevole relazione interpersonale, attraverso la proposta di un itinerario formativo basato su esercizi di comunicazione verbale e non verbale;

Nello specifico, gli obiettivi che si prefigge questo tipo di laboratorio sono:

  • un aiuto alla formazione di un’identità personale fragile, tramite la presa di coscienza delle proprie potenzialità, la conoscenza di sé come unità psicofisica e, in quanto tale, come essere in relazione;
  • lo sviluppo della creatività per la promozione di capacità critica e di intervento attivo nella costruzione della realtà e dei suoi significati;
  • la facilitazione della comunicazione interpersonale, per un rapporto più autentico con gli altri e con l’ambiente;
  • l’accostamento del paziente al quotidiano come al luogo in cui si interfaccia a poco a poco il senso della sua vita.

ASPETTI CLINICI E RIABILITATIVI

All’interno del laboratorio di teatro, è possibile per ciascuno esprimere la propria specificità e diversità. Ognuno ha un messaggio da comunicare mediante il suo corpo e la sua voce, il che gli permette di trovare la sua identità e di accogliere l’altro come una persona che ha qualcosa da dire; la reciprocità diventa il luogo della manifestazione dei significati, in quanto la persona scopre la sua dimensione vitale partendo dall’altro.

Il laboratorio teatrale, come processo di attribuzione di significati, riesce a collegare l’azione col pensiero e viceversa: esso infatti, pur essendo in una prima fase centrato sul fare, non trascura l’essenziale momento della riflessione che permette di acquisire una maggior consapevolezza su ciò che è stato compiuto. La concettualizzazione dovrebbe consentire la comprensione degli eventi ed accomunare le persone nella ricerca di significati condivisi.

Il laboratorio teatrale è più centrato sul processo che sui prodotti; l’attenzione perciò è più focalizzata sul modo in cui si svolgono le attività che sul risultato concreto delle stesse: non conta che l’evento teatrale sia formalmente preciso, ma importa che coloro che lo realizzano possano esprimersi nel farlo.

Lo spettacolo teatrale, quindi, non è altro che l’esito finale di un percorso che hanno compiuto non solo gli attori, ma tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dello stesso: per questo motivo la riuscita della rappresentazione non dipende solo da un’esecuzione precisa delle battute e dei movimenti del personaggio, ma è in larga misura determinata dal cammino di crescita che si dovrebbe essere verificato nel processo laboratoriale in ogni membro del gruppo, assimilabile, in questo contesto, ad una “compagnia teatrale”.

In particolare, il laboratorio di teatro si propone di incidere su alcune dimensioni sostanziali dell’essere umano quali: la fisicità, la creatività e la socialità.

Fisicità: obiettivo primario per un attore è conoscere sè stesso, le proprie possibilità e i propri limiti al fine di esprimersi e comunicare. Avere una consapevolezza globale del proprio corpo significa conoscere a livello cognitivo i suoi elementi costitutivi e i suoi ritmi, a livello affettivo le sue modalità di espressione dei sentimenti, a livello psicomotorio i suoi mezzi di movimento.

Creatività: la creatività è un tratto distintivo della vita umana, che si perfeziona ed affina a seconda degli stimoli interni ed esterni che l’individuo ricerca e riceve. L’induzione della creatività non è un processo solitario, ma è un’attività formativa fondata sulle relazioni interpersonali. Alcuni dei fattori che facilitano lo sviluppo della creatività sono: la motivazione, vale a dire l’esistenza nell’individuo di una spinta che lo porti a cercare di migliorare le proprie capacità; la curiosità, intesa come interesse da parte del soggetto per tutto quanto lo circonda; l’emotività, che determini un’energia che favorisca l’emergere dei desideri e degli impulsi. L’atto creativo costituisce e permette una crescita; per questo motivo è necessario che un attore, partecipando ad un percorso laboratoriale, sia fermamente convinto dell’importanza che assume lo sviluppo della propria creatività e dedichi a questo scopo tutto il suo impegno.

Socialità: la socializzazione è un momento necessario e ineliminabile dell’educazione. Quest’ultima infatti, pur mirando fondamentalmente all’affermazione della personalità, non può non avere una dimensione sociale dalla quale si possono evincere e valorizzare le differenze individuali.

È scopo fondamentale del laboratorio teatrale stimolare senso di appartenenza al gruppo e reciprocità tra i membri: attivando interazioni positive infatti, i soggetti possono trovare gli stimoli necessari per diventare i protagonisti del processo di formazione della loro identità.

Il teatro può trovare oggi la propria caratteristica distintiva nel suo consistere in un accadimento, basato sulla relazione fisica e diretta tra attori e spettatori. Di tale evento quindi, da un punto di vista psicodinamico, due sembrano essere le caratteristiche fondamentali: la rappresentazione e la relazione.

Parlare di relazione significa parlare di una realtà dell’uomo, di una sua dimensione, di qualcosa che appartiene alla sua natura. Questa caratteristica propria dell’uomo è l’apertura all’altro, l’essere con; un’apertura che non è un semplice scambio di comunicazione, ma un’esperienza di partecipazione affettiva e di reciprocità.

Relazione a teatro è la comunicazione autentica che si celebra nell’incontro personale tra le coscienze degli attori, dove il desiderio di incontrare l’altro deve essere reale ed autentico: ciò implica che ciascuno accetti l’altro così come è.

L’incontro con l’altro è una degli aspetti fondamentali che caratterizza lo strumento laboratoriale che, appunto, si rivolge ad un gruppo di persone.

E’ nel gruppo che l’individuo si può rispecchiare, può confrontarsi e ricevere stimoli per cambiamenti o conferme della propria identità. Il gruppo è per sua natura luogo di comunicazione, di condivisione e di relazionalità: lo stile di conduzione è empatico e l’attenzione è rivolta al bisogno di un’evoluzione personale verso una maggiore maturità a più dimensioni.

L’intervento laboratoriale opera in quegli organismi viventi che sono i piccoli gruppi, formati dall’insieme delle interazioni in cui i singoli accettano di dipendere dal gruppo, apprendendo a coniugare insieme autonomia personale e appartenenza ad un’entità più grande di loro. In tale ottica il gruppo ha la funzione di aiutare il singolo ad individuarsi, ad acquisire un’identità in cui l’essere se stessi riesce a coniugarsi con l’essere parte.

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MACRO OBIETTIVI

  • La stimolazione cognitiva e meta cognitiva
  • L’incremento e consolidamento delle competenze relazionali (far acquisire sicurezza e disinvoltura nella espressione in presenza di estranei; stimolare la curiosità per l’esterno/l’estraneo)
  • L’incremento dell’autostima e della spontaneità
  • La capacità di assumere ruoli pertinenti, sviluppare creatività ed inventiva

 

MICRO OBIETTIVI

  • aumento dell’utilizzo delle risorse personali interne (comprensione, espressione, condivisione, memorizzazione ) attraverso gli esercizi proposti dal conduttore
  • mantenimento costante dell’impegno durante il progetto (l’impegno dei partecipanti essendo interessati in prima persona dovrà essere assiduo e costante durante tutte le attività di memorizzazione ed interpretazione)
  • capacità di agire progettualmente - guidati da un fine
  • aumento e miglioramento degli scambi comunicativi
  • miglioramento dello “stare” funzionale in gruppo
  • apprendimento di una serie di tecniche espressive che favoriscono l’individuale presa di coscienza di sé e delle proprie possibilità creative, dell’ambiente che ci circonda e della società in cui si vive.
  • aumento della percezione del proprio benessere
  • aumento della percezione di piacere nello stare in gruppo
  • aumento della spontaneità nei processi creativi
  • gratificazione personale derivante dalla realizzazione creativa: l’intelletto viene sollecitato ad adattarsi alla situazione verosimile o fantastica richiesta.
  • si sviluppano inoltre il senso critico e l’autonomia decisionale funzionali al proprio benessere

Un laboratorio teatrale può rivestire alcune funzioni particolari all’interno del sistema sociale e culturale:

  • l’adattamento, in quanto favorisce la comunicazione e la riduzione dei conflitti per mezzo della partecipazione ad attività e compiti collettivi;
  • la coesione tra i membri, costituendo un’occasione di confronto e di ascolto che viene a realizzare un fattore di crescita;
  • lo sviluppo culturale e critico, contribuendo all’autonomia individuale su un piano socioculturale e psicoaffettivo;
  •  l’azione regolatrice degli scambi sociali e culturali, favorendo un confronto su più livelli per arricchirsi vicendevolmente.

 

PARTECIPANTI

Gruppo massimo: 8 pazienti + 1operatore (psicologo) + 1 conduttore

DURATA DEL PROGETTO

8 sedute (ottobre - novembre )

GIORNO E ORARIO

Venerdì dalle 15.30 alle 17.00

LUOGO

Cecchi Point, via A.Cecchi 17, Torino | www.cecchipoint.it

COSTI

COMPENSO DEL TECNICO: 20 euro/h   (1,5h)

AFFITTO LOCALI: 10 euro/seduta

Contributo totale pazienti: 90 euroTOT: 320 euro  

Contributo totale Blu Acqua: 220 euro

 

PROFILO CONDUTTORI E CO-CONDUTTORI

Paolo Padolecchia, attore della compagnia di improvvisazione Antica Bottega di Improvvisazione, formatosi presso la Performing Arts University di Philip Radice (Torino)

Dr.ssa Elisa Cafarelli, psicologa specializzanda in Psicologia del lavoro e benessere nelle organizzazioni presso l’Università di Torino. Il suo interesse principale è rivolto all’utilizzo del gruppo come strumento di apprendimento e di sviluppo sia personale che sociale, nonché alla facilitazione di processi funzionali interni a quest’ultimo nella figura di mediatore/facilitatore.