Fotografare vuol dire guardare nel mirino e “scegliere” una parte di mondo, cosa riprendere, come riprenderlo.

Una fotografia non è solo una stampa, racchiude un’immagine che, per chi l’osserva, può prendere vita potentemente.

La foto può rappresentare ciò che Winnicott (1971) definisce ‘area transizionale’, uno spazio intermedio che collega diverse realtà senza che il suo spettatore se ne accorga: è il luogo dell’illusione, del sogno, del gioco.

Ogni foto contiene sempre una storia da raccontare: la storia delle mani che l’hanno immortalata, la storia di quello che è successo prima e dopo lo scatto, la storia di ciò che continua oltre la foto stessa.

Quando le parole non bastano per descrivere un vissuto o un’emozione è spesso necessario ricorrere a strumenti complementari che aiutino la cura psicoterapeutica del paziente. Uno dei mezzi più usati oggi è la fotografia, un mezzo artistico potente dal punto di vista emotivo e comunicativo, che si è evoluto negli ultimi decenni come tecnica non solo in arte-terapia

(Cosden e Reynolds, 1982), ma anche in orientamenti psicoterapeutici di diverso indirizzo (Weiser,1993) quale gestaltico, sistemico e cognitivo-comportamentale (Fassone et al., 2003).

La fotografia in psichiatria venne utilizzata a partire dall'800 come strumento e testimonianza del processo di cura (Burrows e Schumacher 1990). Secondo Diamomd, osservare la propria immagine rafforza l’efficacia della cura, rendendo più consapevoli del proprio aspetto.

I primi fotografi ad entrare negli ospedali psichiatrici erano mandati come delegati dei medici, con il compito di “catalogare visivamente" la malattia, di riprodurre con fedeltà e “riordinare" la realtà percepita (D'Alessandro 1969, Mirella 1981, Creati e Berengo 1998, Szto 2008)

La fotografia è un potente mezzo espressivo non verbale; le immagini che vengono racchiuse in uno scatto diventano l’espressione di un preciso istante e stato d’animo.

Il “laboratorio” è semplicemente un pretesto per definire un nuovo punto di vista di ciò che si vede e ciò che si vive, servendosi della fotografia come strumento di osservazione del mondo da prospettive puramente soggettive.

.....................................................................

“Atuttoscatto” propone ai partecipanti un nuovo linguaggio propenso a portare sotto nuova luce e a una maggiore consapevolezza ciò che ci circonda e sé stessi. Il fine ultimo non è semplicemente quello di imparare ad utilizzare lo strumento fotografico, ma di comunicare attraverso di esso, condividere la propria condizione e i propri stati emotivi.

Le fotografie, linguaggio comune e diretto, aiuteranno i partecipanti a compiere un piccolo viaggio nelle tematiche di cui è costituito il progetto. Si è scelto di osservare e fotografare “una parte di mondo”, quella parte che ognuno di noi ha e che vede con occhi speciali. La sfida è mostrarla agli altri attraverso una nuova lente, un filtro reale e non solo emotivo.

 

OBIETTIVO DEL LABORATORIO

Il laboratorio Atuttoscatto si propone di fornire nuovi strumenti comunicativi e di lavorare sugli aspetti creativi della persona come singolo individuo, come parte di un gruppo e come protagonista/osservatore del suo habitat.

Altri obiettivi:

  • creare uno spazio di incontro, integrazione e socializzazione.
  • creare un collegamento con il mondo esterno, con gli oggetti che ad esso appartengono e con le reciproche relazioni
  • entusiasmare i partecipanti, insegnando loro una nuova attività che potranno intraprendere anche autonomamente
  • incrementare la loro autostima dando allo scatto una lettura “semplice” che il linguaggio fotografico può fornire, attraverso prospettive inedite sorprendenti anche per loro.
  • realizzare una mostra finale (scelta delle immagini, allestimento…) sul territorio.
  • (per gli operatori) creare un protocollo di osservazione e valutazione del percorso individuale e di gruppo

DESTINATARI:

utenti della Struttura Residenziale Villa S.Michele, sita a Dusino San Michele(AT)

TECNICO

Martoccia Viviana, fotografa ed educatrice

OPERATORE DI RIFERIMENTO

D.ssa Valentina Urciuoli, in collaborazione con dr.ssa Elena Varini

 

PARTECIPANTI

massimo 5 utenti

INCONTRI

8 incontri totali con cadenza settimanale il giovedì pomeriggio

DURATA

1 ora e mezza

 

ATTREZZATURA

macchina fotografica possibilmente con impostazioni manuali   

COSTI

50 € ad utente  

 

PROGRAMMA                                          

       1 incontro

Breve introduzione teorica sulla composizione: scelta del soggetto da rappresentare e alle sue relazioni con l'ambiente circostante (sfondo), scelta della posizione da cui scattare la foto (inquadratura, prospettiva), scelte di tipo tecnico quali il tempo di esposizione o la messa a fuoco. Uscita esplorativa ed osservativa sul territorio

        2 incontro

Breve introduzione sulla “street photography” (stile fotografico di strada) ed uscita fotografica in paese o preferibilmente durante il mercato settimanale al giovedì mattina. La tecnica porta ad un metodo “senza scattare a caso” ma seguendo una logica e una linea narrativa ben definita che, a lavoro ultimato, dà vita a un reportage, che diventa un viaggio nella società e nelle sue sfumature.

        3 incontro breve introduzione sul “fotografare i paesaggi”. Forse è una cosa innata, ma siamo affascinati dalle bellissime immagini del mondo che ci circonda e per un fotografo diventa fondamentale interpretare correttamente queste scene, riprenderle e poi condividerle con un pubblico più ampio, sperando di riuscire a comunicare a tutti le stesse sensazioni provate quell'istante. Si proverà ad affrontare il paesaggio durante il tramonto sia da un punto di vista teorico che pratico. Importanza della luce, dei livelli, dei piani, delle prospettive, dei terzi e del riempimento.

        4 incontro   introduzione sulla “fotografia di ritratto”. I ritratti sono affascinanti e sanno dare tante soddisfazioni al fotografo, perché lavorare con le persone è sicuramente stimolante, ma al tempo stesso questo tipo di fotografia necessita di un approccio diverso rispetto a tutti gli altri ed è necessario conoscere qualche piccolo rudimento in materia per avere la certezza di realizzare immagini di forte impatto, capaci di lasciare l’osservatore a bocca aperta o, per lo meno, stupito per il lavoro eseguito. Da un punto di vista clinico sarà interessante osservare in che modo i partecipanti affronteranno questa particolare tematica. È innato il desiderio di esplorare il proprio corpo, conoscerlo e imparare ad apprezzarlo nonostante la visione negativa; spesso infatti il nostro corpo diviene “sede di sentimenti di vergogna” e “prolungamento della mente al quale sono appese e ben visibili socialmente tutte le brutture del sé” (G. Pietropolli Charmet). Spesso il corpo è percepito come una parte di sé stessi che sfugge al controllo dell'individuo, poiché le sue caratteristiche e il suo funzionamento sono autonomi. Occorre riappropriarsi del proprio corpo, della propria figura e del proprio io. E quale mezzo migliore della macchina fotografica? Il soggetto diviene anche oggetto da fotografare, oggetto di cui disporre e quindi da padroneggiare.

       5 incontro fotografia di ritratto sul territorio o “ritratto ambientato”. È la fotografia di un soggetto immerso in un contesto, sia naturale che volutamente ricercato. Bisogna dare importanza al soggetto, integrandolo bene con l’ambiente circostante.  Una composizione studiata, in cui l’ambiente fa da cornice al soggetto e le due parti si bilanciano e si rafforzano a vicenda. Di regola, nel ritratto ambientato, il soggetto viene fotografato nel corso delle sue abituali attività quotidiane. L’idea di fondo è quella di non limitarsi a ritrarre la singola persona, ma anche quello che solitamente fa nella vita professionale o nel tempo libero, con il compito di svelarne gli interessi e metterli in risalto nella composizione tout court dell’immagine.

       6 incontro uscite fotografiche sul territorio. Raccontare il proprio territorio attraverso un processo narrativo di immagini e suggestioni. L’idea è costruire, per ogni partecipante, un corpo di immagini rappresentativo della propria visione del territorio, scoprire con quali occhi guardano alla vita in quel contesto, che cosa li colpisce nella quotidianità. E dietro ogni sguardo c’è chiaramente una storia personale, un carattere. Barthes diceva che la fotografia è una certificazione di presenza, e del resto i luoghi anche senza la componente umana possono dire molto delle persone che ci vivono. “Marcare il territorio” è un atteggiamento innato attraverso cui l'uomo documenta la sua presenza.

        7 incontrouscite fotografiche, se possibile al di fuori del territorio circostante. La fotografia outdoor comprende un lavoro di organizzazione e preparazione a partire dai materiali necessari, ma anche di logistica e programmazione/studio del territorio. Può comprendere tutta una serie di scenari quali paesaggi, natura, fauna. Alfred Stieglitz parla di “fotografia di relazione col mondo”, e non a caso egli aveva concepito la tecnica fotografica come una “funzione”, termine questo, osserva C. Marra, inteso come “il modo dell'autoaffermazione del soggetto nei confronti del mondo”. La stessa Susan Sontang si rifà all'atto del fotografare come di un qualcosa che serva ad appropriarsi della cosa che si fotografa. Significa stabilire con il mondo una relazione particolare che dà una sensazione di conoscenza, e quindi di potere.

        8 incontro    fotografia “still life”. Nella fotografia di still life lo scopo è quello di creare un documento che metta in risalto gli attributi più importanti del soggetto (generalmente un oggetto) fotografato: questo può avvenire con la creazione di un'immagine puramente descrittiva, che racconti quindi una forma singola o un insieme di oggetti e che sia piacevole da vedere, oppure attraverso la creazione di una foto artistica, che abbia quindi un livello di descrizione concettuale o simbolico e che aggiunga un significato diverso al soggetto scelto. La macchina fotografica serve a creare un collegamento con il mondo esterno, a fissare un oggetto o un rapporto con l'oggetto, e a trattenerlo mediante un meccanismo d'introiezione o incorporazione (Servadio).

 

Al termine degli 8 incontri si procederà con la realizzazione di una mostra fotografica personale dove ogni utente partecipante potrà esporre, sotto la guida del tecnico e dell’educatore, delle fotografie realizzate durante il corso.